Abbazia di CASAMARI

L'abbazia di Casamari è uno dei più importanti monasteri italiani di architettura gotica cistercense. Fu costruita nel 1203 e consacrata nel 1217. Essa fu edificata sulle rovine dell'antico municipio romano chiamato Cereatae, perché dedicato alla dea Cerere. Il nome Casamari deriva dalla lingua latina e significa "Casa di Mario", patria di Gaio Mario, celebre condottiero, sette volte console e avversario di Silla nella guerra civile dell'88 a.C. La pianta dell'abbazia è simile a quella dei monasteri francesi, l'entrata passa attraverso una porta a doppio arco (foto 1,2). All'interno si trova un giardino la cui parte centrale è occupata dal bellissimo chiostro (foto 13-19), di forma quadrangolare, con quattro gallerie a copertura semicilindrica. L'aula capitolare (foto 21) è un ambiente formato da nove campate e da quattro pilastri ed è usata per le riunioni. Dal chiostro si accede alla chiesa (foto 3-11) che è a pianta basilicale a tre navate. La facciata presenta all'esterno un grande portico, dietro l'altare si trova il coro costruito nel 1940; l'organo a canne (Mascioni opus 542) è coevo. Le finestre della chiesa presentano delle lastre di alabastro al posto dei vetri (foto 10,11). L'abbazia di Casamari è divenuta nel tempo sede di varie attività che vedono impegnati i monaci oltre che nella preghiera, anche nell'insegnamento presso l'Istituto San Bernardo, fondato nel 1898 internamente all'abbazia; inoltre gestiscono la farmacia, la liquoreria, il restauro dei libri, la biblioteca e il museo archeologico. La farmacia interna è composta di un erbarium botanicum o hortus botanicus e di un armarium pigmentariorum la cui data di fondazione è incerta, ma si ipotizza il 1760. La liquoreria interna è stata ideata fra il Settecento e l'Ottocento; un tempo i monaci fabbricavano anche le bottiglie. La tipografia interna è stata inaugurata nel 1954 e stampa anche testi scolastici. Il museo e la pinacoteca sono situati nella parte opposta alla chiesa partendo dal chiostro. Le sale duecentesche ospitano vari reperti tra cui spicca il resto di una zanna di elephas o Mammuthus meridionalis (sorta di elefante o mammuth nano presente nella nostra penisola in epoca glaciale), oltre ad alcuni reperti di epoca romana.




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