Ponte Gobbo

Il Ponte Vecchio di Bobbio, in Val Trebbia, lungo 273 metri, è stato denominato Ponte Gobbo per il particolare profilo irregolare con 11 archi diseguali tra loro e posti a diverse altezze. Vi sono tre coppie di edicole o crocini, sopra le campate maggiori. Nelle due sopra l'arco maggiore (detto della Spessa) sono presenti due statue, che raffigurano san Colombano e la Madonna dell'Aiuto. L'epoca di costruzione del Ponte Vecchio, non è databile, ma è di età romana e si può ipotizzare che sorse dopo la conquista romana dell'allora borgo ligure-celtico; subì numerosi rifacimenti nelle epoche successive. Si sono ritrovate tracce di un ponte più antico sottostante che può ritenersi alto medioevale, precedente l'arrivo di san Colombano. La costruzione sovrastante risale al VII secolo ad opera dei monaci dell'abbazia di San Colombano. Negli Archivi storici bobiensi si trova un documento datato 6 aprile 1196 che testimonia la manutenzione del ponte. Fino al XVI secolo il ponte era composto di pochi archi, un grande arco alla sponda destra della Trebbia con tre archi più piccoli. Le piene del fiume nel corso degli anni hanno inferto parecchie ferite al ponte in pietra, che venne sempre pazientemente ricostruito anche con modifiche sostanziali per migliorarne la sicurezza e la robustezza. Verso il 1590 si cominciò ad allungarlo verso la sponda sinistra, su disegno del maestro Magnano da Parma, nel corso del XVII secolo il ponte arrivò ad avere undici arcate. Per secoli il ponte fu meta di pellegrini e processioni religiose con benedizioni con la costruzione vicino agli argini di croci ed immagini votive (oggi alcune di esse sono ancora visibili). La denominazione Ponte Gobbo nacque da una poesia dialettale Al Diavul al fa al Pont Gobb ad Bobbi del 1907 di Valente Faustini, che riprende l'antica leggenda rielaborandola liberamente variandola nel nome del ponte e un punto particolare: il diavolo costruisce il ponte gobbo per fargli un dispetto nella speranza di allontanare, per mezzo del ponte, gli abitanti dal monastero e dalla religione. In seguito rimase il nome anche in tono ironico-spregiativo, che voleva schernire i bobbiesi, denigrandoli di non aver saputo costruire un ponte (allora transitabile in automobile) a suo dire "come si deve" ma tutto gobbo. 




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