La basilica di Sant'Elia a Castel Sant'Elia sorge al centro della valle Suppentonia che sin dai primi secoli dell'era cristiana si distinse come centro anacoreta e quindi benedettino. È parte di un complesso noto con il nome di Santuario pontificio di Santa Maria "ad rupes". La semplice facciata risale al XII secolo e segue la forma delle facciate affiancate da ali laterali. Presenta nella parte superiore la decorazione delle arcatelle pensili ed ospita tre portali: il portale destro, in corrispondenza della lunetta, presenta una decorazione pittorica, quello sinistro e quello centrale sono stati realizzati con frammenti di marmo. In alto emergono, a simboleggiare il verbo cristiano, due teste di arieti: quella di sinistra assiste alla negatività delle scene sottostanti, mentre quella di destra è appagata dalla visione benefica. Sant'Elia è una basilica in stile romanico il cui impianto planimetrico è costituito da tre navate e da un transetto, il tutto contenuto in un rettangolo sghembo. Le colonne che delimitano la navata centrale provengono quasi certamente dallo spoglio di ville e monumenti romani. L'abside è totalmente affrescato; i dipinti sono stati eseguiti, intorno all'anno mille, dai fratelli Giovanni e Stefano e da un nipote di Giovanni, Niccolò. L'altare maggiore è sormontato da un ciborio decorato da una croce cosmatesca e sorretto da quattro colonne. Della Schola Cantorum ci rimane solo l'ambone: nel suo lato destro verso la navata centrale il suo registro inferiore presenta la leggendaria quadratura del cerchio (fiore a otto petali) che simboleggia il desiderio di ricondurre l'elemento terrestre a quello celeste grazie alla rinascita mediante il battesimo. Il transetto e parte della navata centrale presentano un pavimento cosmatesco del periodo alessandrino, nella zona centrale predomina il disegno di tondi intrecciati di porfido, ai lati vi è una doppia fila di lastre. Gli affreschi (foto 13-20) sono fra i più interessanti e meglio conservati fra tutte le chiese romaniche laziali. Il catino absidale è dominato nella parte alta dalla figura del Cristo Redentore con al fianco Pietro e Paolo e altri due santi non identificati. Più in basso dodici agnelli, che simboleggiano gli apostoli, in movimento verso l'Agnello di Dio. Nella parte inferiore è rappresentato un corteo di vergini che portano corone da offrire ad una Madonna che doveva essere raffigurata al centro del dipinto e che è andata distrutta. Rimangono due arcargeli, Michele e Raffaele, custodi di una figura in trono. Il lato sinistro del transetto risulta nudo, probabilmente a seguito della caduta del masso che nel 1607 lo distrusse. Il lato destro è ricoperto di affreschi che raffigurano visioni dell'apocalisse: in alto, una lunga teoria di profeti, più in basso la processione dei Vegliardi apocalittici diretti verso l'Agnello che sollevano in alto coppe d'oro velate. Segue la morte di sant'Anastasio con le esequie e il dolore dei monaci e l'arcangelo Michele chiama, dopo gli altri monaci, lo stesso Anastasio. Nella navata destra della basilica si rilevano dei riquadri dipinti da artisti locali.