Villa Gregoriana - rinominata dal FAI dopo il restauro Parco Villa Gregoriana - è un'area naturale di grande valore storico e paesaggistico che si trova a Tivoli, nella valle scoscesa tra la sponda destra dell'Aniene e l'antica acropoli romana. Il sito è noto soprattutto per ospitare la Grande Cascata, e si può considerare un particolarissimo esempio di giardino romantico, per la sua conformazione e per la corrispondenza con il gusto dell'estetica del sublime, tanto caro ai romantici. L'intero percorso all'interno dell'area è stato recuperato dal Fondo Ambiente Italiano a partire dal 2002, ed è stato riaperto al pubblico nel 2005. Il particolarissimo ambiente della Villa Gregoriana nacque dalla necessità di difendere la città di Tivoli dalle piene rovinose dell'Aniene, e dal desiderio di un Papa camaldolese severamente conservatore ma assai colto, Gregorio XVI, di unire l'utile al dilettevole, senza badare a spese. Già per l'alimentazione delle fontane di Villa d'Este era stato scavato nella seconda metà del XVI secolo un "Canale Estense", le cui acque di risulta venivano poi usate per irrigazione, nella valle dell'Aniene sottostante le mura cittadine (ancor oggi esiste un fosso che le canalizza, e vengono utilizzate negli orti circostanti). Quest'opera non era però destinata - né era sufficiente - a smaltire le acque di piena del fiume, in situazioni di emergenza. La Villa Gregoriana - che prese appunto il nome dal Papa che aveva voluto e cofinanziato i lavori - nacque semplicemente come "accessorio" dell'opera primaria: la deviazione e la canalizzazione in due cunicoli artificiali delle acque dell'Aniene, che Gregorio XVI fece realizzare sotto il monte Catillo dopo l'alluvione del 1826, in modo da allontanare dall'abitato il corso del fiume e il punto di caduta delle acque dell'Aniene. L'itinerario di visita percorre l'intera Valle dell'Inferno: si parte dal ponte Gregoriano, si discende lungo la valle, arrivando con una piccola deviazione alla terrazza di fianco alla grande cascata (foto 12-16), e poi si continua a scendere nell'ombra della forra, incontrando lungo il sentiero la grotta di Nettuno e quella delle Sirene (foto 29-32), e vari esempi di paesaggio carsico, su uno sfondo di fitta vegetazione. Arrivati in fondo si risale dal lato opposto del letto antico del fiume fino all'acropoli, sulla cui spianata sono collocati due templi databili attorno al I secolo a.C., uno rettangolare, detto della Sibilla ma in realtà di incerta attribuzione, l'altro rotondo, detto di Vesta (foto 34-36). Questo insieme è ricorrente nell'iconografia paesaggistica su Tivoli fin dal XVIII secolo, e fu una delle mete canoniche del Grand Tour romantico, come ancora mostrano le memorie di illustri visitatori affisse nell'antica locanda che sorgeva sull'acropoli.