TRASTEVERE
itinerario

 

Questo itinerario circolare nel rione Trastevere a Roma parte dalla Basilica di Santa Maria in Trastevere (foto 1-11). La basilica, secondo la tradizione, venne fondata da papa Callisto I (217-222), nel luogo in cui dal terreno sgorgò dell'olio, e compiuta da Giulio I (337-352). La facciata a salienti, preceduta dal portico progettato da Carlo Fontana (1702), conserva nella parte superiore un mosaico del XIII secolo in cui Maria in trono che allatta il Bambino è affiancata da dieci donne recanti lampade. Sulla sommità del campanile romanico, si vede, in una nicchia, un mosaico raffigurante la Madonna col Bambino. Nella conca dell'abside si può ammirare un mosaico raffigurante la Vergine e Cristo assisi sullo stesso trono (XII secolo), ornato, nella parte inferiore, da Storie della Vergine, sempre a mosaico, opera straordinaria di Pietro Cavallini (1291). L'itinerario procede a sud-estverso la Basilica di santa Cecilia (foto 12-17). La leggenda vuole che la chiesa sorga sulla casa familiare di Cecilia, « [...] vergine illustre, nata da nobile stirpe romana», che subì il supplizio verso il 220. La Legenda Aurea narra che papa Urbano I, che aveva convertito il marito di lei, Valeriano, ed era stato testimone del martirio, « [...] seppellì il corpo di Cecilia tra quelli dei vescovi e consacrò la sua casa trasformandola in una chiesa, così come gli aveva chiesto». La struttura originaria era classicamente basilicale: navata centrale sostenuta da dodici colonne collegate da archi a tutto sesto, soffitto a capriate, abside semicircolare con il catino decorato in mosaico (la decorazione originaria era però più ampia, coprendo anche i lati), piccola cripta sotterranea in corrispondenza dell'altare maggiore e senza dislivello con la navata. L'edificio fu abbellito e crebbe nei secoli successivi; accanto sorse successivamente un monastero, anch'esso dedicato a santa Cecilia e a sant'Agata. Papa Pasquale II fece costruire nel XII secolo il campanile (oggi leggermente pendente) e il portico, e nella seconda metà del XIII Pietro Cavallini vi affrescò il Giudizio universale, mentre Arnolfo di Cambio eresse il ciborio nel 1293. Di Stefano Moderno è invece "Cecilia", la bellissima scultura che si trova nei pressi dell'altare maggiore. L'opera fu scolpita dopo che fu rinvenuto, nel 1600, il corpo incorrotto di Santa Cecilia, martire romana del II secolo, al di sotto dell'altare della chiesa. L'itinerario prosegue quindi a nord-est verso il ponte Rotto (foto 18-20). Viene di solito attribuito ai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore, nel 179 a.C., che ne avrebbero realizzato i piloni, ma, sulla base di passi di Plutarco e di Tito Livio e di una raffigurazione monetale, dovrebbe essere invece attribuito a Manlio Emilio Lepido, in connessione con la realizzazione della via Aurelia, intorno al 241 a.C. Nel 179 a.C. fu ricostruito in occasione del rifacimento del vicino porto fluviale. Fu distrutto e ricostruito più volte nei secoli, finchè la grande alluvione del 1598 fece sparire tre delle sei arcate e il ponte non fu più ricostruito, assumendo la denominazione di Ponte Rotto. L'itinerario prosegue con la visita all'isola Tiberina (foto 21 e 22). La leggenda vuole che l'isola si sia formata nel 510 a.C. dai covoni del grano mietuto a Campo Marzio, di proprietà del re Tarquinio il Superbo, gettati nel Tevere al momento della rivolta che ne causò la cacciata. Alcuni studi moderni, però, proverebbero che l'isola ha origini molto anteriori all'evento. Poco coinvolta nelle vicissitudini della città, per questa ragione ospitò il tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui culto fu introdotto nel 292 a.C. in seguito ad una pestilenza. Nella prima metà del I secolo a.C. venne monumentalizzata in opera quadrata, parallelamente alla costruzione dei ponti Fabricio e Cestio, e del Vicus Censorius che li collegava al suo interno, dando all'isola la forma di una nave (di cui oggi è ancora visibile la prua), con blocchi di travertino che rivestono l'interno in peperino, e alcune decorazioni raffiguranti Esculapio con il suo serpente e una testa di toro, forse utile per gli ormeggi. Al centro vi era un obelisco, a raffigurare un albero maestro simbolico, ricordo della nave romana che nel 292 a.C. da Epidauro portò a Roma il simbolo del dio Esculapio. Due anni prima, infatti, alcuni funzionari romani si erano recati nella città greca per visitarne il tempio e consultare la divinità a seguito di una grave pestilenza scoppiata a Roma. Il mito vuole che un serpente - simbolo del dio - si allontanò dal tempio e salì sulla nave romana. Quando la nave tornò a Roma, il rettile scese sull'isola stabilendovisi. Si racconta che la peste svanì miracolosamente dopo la costruzione del tempio dedicato al dio. L'itinerario si conclude proseguendo verso nord in direzione del Ponte Sisto (foto 23-25), uno dei più bei ponti di Roma. Il ponte fu costruito per permettere l'attraversamento del Tevere da papa Sisto IV tra il 1473 e il 1479 sul sito di un più antico ponte romano. Collega le due rive del fiume fra via del Pettinari e piazza Trilussa. Da qui proseguendo verso Sud si ritorna all'inizio dell'itinerario.




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