CELIO: LE BASILICHE
itinerario

 

L'itinerario propone la visita delle tre Basiliche del rione romano Celio, situato sull'omonimo colle. La passeggiata parte con la visita della Basilica dei Santi Quattro Coronati. La leggenda parla di quattro marmorari cristiani messi a morte sotto Diocleziano per essersi rifiutati di scolpire idoli pagani (Castorio, Sinfroniano, Claudio e Nicostrato). Il sito si presenta ancora come un complesso monastico fortificato, di modesta apparenza esterna ma di massiccia consistenza muraria, ed è costituito da una basilica e da una serie di altri spazi sacri e residenziali (cripta, cortili, convento, antico palazzo cardinalizio). Dal portico del cortile esterno alla Basilica si accede all'oratorio di San Silvestro (secondo il Rendina, « un ambiente straordinario, un angolo di medioevo, meglio conservato della chiesa stessa »). Nella parete di sinistra, in quella di ingresso ed in quella di destra, è un ciclo di affreschi Bizantini, composto da 11 scene o pannelli, dipinto nel 1248. Questo ciclo pittorico (foto 9-21) è desunto dagli Actus Silvestri e si riferisce alla vita leggendaria dell'imperatore Costantino I. Gli affreschi costituirono una “propaganda” politica della falsa “donazione di Costantino”, sfruttata dal papato nelle lotte di prestigio contro l’imperatore fino a tutto il medioevo. L'itinerario procede verso la Basilica di Santo Stefano Rotondo (foto 22-32). La costruzione fu probabilmente voluta da papa Leone I (440-461), sotto il quale era stata edificata anche un'altra chiesa dedicata a santo Stefano (Santo Stefano sulla via Latina), e dovette essere iniziata negli anni finali del suo pontificato. L'edificio si inserisce nella "rinascita classica" dell'architettura paleocristiana romana, che raggiunse la sua massima espressione negli anni tra il 430 e il 460 (basilica di Santa Maria Maggiore, basilica di Santa Sabina, rifacimento del Battistero lateranense, La pianta riprende, fondendoli, i due modelli di edifici a pianta centrale, la pianta circolare con deambulatorio e la pianta a croce greca, utilizzate già in epoca costantiniana per gli edifici di culto e in particolare per i martyria, memorie dei martiri. La struttura dell'edificio presenta analogie con la pianta della rotonda (Anastasis) della basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme che, per il suo grande prestigio, rappresentò un modello duraturo per l'architettura occidentale, fino a tutto il medioevo. La chiesa decadde nei secoli e perse le coperture originarie. Fu restaurata ad opera di papa Innocenzo II negli anni tra il 1139 e il 1143: l'anello esterno e tre dei quattro bracci vennero abbandonati, mentre rimase intatto solo quello che ospitava la cappella dei santi Primo e Feliciano (foto 31,32). Dal 1958 sono iniziati gli scavi archeologici nel sottosuolo della chiesa e nella zona circostante, ed una serie di restauri, tuttora in corso. L'itinerario si conckude con al vista della Basilica di Santa Maria in Domnica, nota anche come Santa Maria alla navicella. L'interno, seppur rimaneggiato più volte, conserva ancora immutata l'originaria pianta basilicale del IX secolo, costituita da tre navate di uguale lunghezza separate fra di loro da due file di nove colonne di spoglio ciascuna, terminanti con tre absidi, di cui la maggiore è più ampia. Sia il catino dell'abside maggiore, sia l'arco absidale sono riccamente decorati da mosaici dell'epoca di Pasquale I (papa dall'817 all'824). Il mosaico dell'abside raffigura la Madonna in Trono fra due schiere di Angeli, soggetto probabilmente ripreso da un'antica icona (foto 33-35). Il papa Pasquale I, con il nimbo quadrato azzurro, tipico dei viventi, è inginocchiato ai piedi della Vergine. Secondo i canoni bizantini, le figure sono rigorosamente bidimensionali, prive di ogni traccia naturalistica, con valore di puro simbolo devozionale.




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